Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza designata nella data del 25 novembre. In questa giornata, ogni anno sono numerose le iniziative promosse da associazioni e organizzazioni per sensibilizzare e per rendere visibili situazioni spesso rese silenti e taciute, con l’auspicio che l’azione di denuncia si estenda a qualsiasi circostanza in cui questa avviene.

La data del 25 novembre è stata decisa in memoria delle Sorelle Mirabal, prese in un’imboscata da agenti del servizio militare, torturate e uccise in Repubblica Dominicana il 25 novembre 1960 mentre si recavano in visita ai mariti detenuti in carcere. L’uccisione delle Sorelle Mirabal, note attiviste contro la dittatura di Rafael Trujillo e per la difesa dei diritti delle donne, destò una grande indignazione nella popolazione civile che portò all’uccisione di Trujillo e alla fine della dittatura nel 1961. Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, vittime per mano di uomini per essersi ribellate alla dittatura, divennero simbolo di opposizione alla violenza contro le donne.

I dati relativi alla violenza sulle donne nel contesto italiano sono allarmanti: dalla rilevazione statistica realizzata dall’Istat nell’anno 2014, sono state 6 milioni 788 mila le donne vittime di violenza fisica e sessuale nel corso della vita, nell’anno 2016 gli omicidi di donne hanno raggiunto la cifra di 149, spesso per mano del proprio partner (59) o di un famigliare (33).
La violenza sulle donne ha radici nella strutturazione dei rapporti e dei ruoli attribuiti agli uomini e alle donne all’interno della società, come ha affermato Chiara Cretella, autrice del contributo “Femicidio/feminicidio: un nome e una voce alla violenza contro le donne”, contenuto all’interno del numero 7 della rivista Studi Tanatologici, edita dalla Fondazione Fabretti.
L’autrice pone l’attenzione sulla nominazione della violenza di genere, sui termini che spesso vengono utilizzati all’interno del dibattito pubblico, concentrandosi in particolare su due: femicidio e femminicidio.
La parola femicidio viene utilizzata per indicare l’uccisione delle donne da parte di uomini per motivi di genere, quando le donne vengono uccide in quanto donne. Questo termine, connesso al concetto di misoginia, è stato utilizzato per la prima volta dalla sociologa Diana Russel, e sottolinea il fatto che l’uccisione delle donne avviene per diversi motivi, che possono essere ideologici, culturali, sociali e politici, ma uniti dal comune intento di confermare e rafforzare attraverso un’azione violenta il dominio maschile sulle donne.
Femminicidio, termine introdotto da Marcela Lagarde per trattare i casi di violenza contro le donne di Ciudad Juarez in Messico, si riferisce in senso più ampio a ogni genere di violenza e discriminazione contro il genere femminile, violenza che non necessariamente culmina con l’uccisione della donna. Alla base degli atti di femminicidio, secondo Lagarde e altre autrici, si trova una violenza strutturale, proveniente anche da parte dello stato, che non garantisce alle donne e agli uomini i medesimi diritti e ruoli all’interno della società.
La violenza di genere presenta una forte componente culturale e come tale andrebbe gestito e approfondito: come sostiene Chiara Cretella, lo strumento a cui è necessario fare affidamento è la prevenzione, formare e educare le nuove generazioni affinché si possa costruire un futuro su basi differenti: “é pertanto fondamentale lavorare in questo senso su un fenomeno in buona parte sommerso, anche servendosi di un proficuo confronto con i modelli culturali esistenti e con i ruoli di genere ampiamente cristallizzati a livello sociale, che possono, per questa ragione, costituire fatalmente vere e proprie gabbie in cui ha luogo la reiterazione della violenza”.

Per approfondire il tema, è possibile scaricare i contributi di Chiara Cretella:

Femicidio feminicidio un nome e una voce alla violenza contro le donne Cretella, pubblicato all’interno del numero 7 della rivista Studi Tanatologici

End less love la cultura patriarcale del femicidio Cretella, pubblicato all’interno del numero 8 della rivista Studi Tanatologici