Che cosa significa diventare anziani oggi? Quali cambiamenti si sono verificati nel vivere la terza, o forse bisognerebbe dire, quarta età negli ultimi decenni?
Gli antropologi Adriano Favole e Marco Aime hanno risposto a questi interrogativi sulla percezione e sulla condizione del vivere l’anzianità nel contesto sociale italiano durante il terzo ed ultimo appuntamento del ciclo di un “Passaggi. Il ciclo di vita e i legami affettivi”.
Questa edizione del ciclo di incontro ha rappresentato un’occasione per riflettere sui cambiamenti che accompagnano le diverse fasi del ciclo di vita, un percorso che non sempre è lineare ma spesso caratterizzato da significative trasformazioni.
Negli ultimi decenni, l’immagine del diventare anziani è cambiata: nel passato e nelle società tradizionali, l’anziano ricopriva un ruolo centrale all’interno della famiglia, a lui spettava il compito di trasmettere ai più giovani nozioni di sapere contadino e nei suoi confronti si esprimeva profondo rispetto.
Attualmente, le immagini dell’anziano sono molteplici e complesse, i ruoli dell’anziano si sono frammentati: complice l’allungamento della vita, si presentano modi di invecchiare differenti rispetto al passato.
Grazie alle condizioni di vita migliorate, molti anziani oltre i 65 anni si trovano a vivere la vecchiaia in buona salute, in forma. Le aspettative di vita che riguardano questa generazione permettono a questi anziani si trovarsi per la prima volta nella condizione di poter immaginare un futuro, di poter ipotizzare una progettualità che li riguardi per gli anni a venire. Questa generazione è inoltre la stessa che negli anni del secondo dopoguerra, negli anni Sessanta e Settanta, ha presentato specificità giovanili: per la prima volta i giovani che hanno vissuto in questo periodo storico hanno iniziato ad autopercepirsi come categoria sociale, con bisogni ed esigenze specifiche rispetto al passato, con un desiderio di emancipazione. Queste volontà specifiche dei giovani che hanno vissuto in quegli anni erano rese esplicite da un abbigliamento, uno stile di vita che esprimeva e dava voce a una frattura generazionale.
Un altro aspetto che è importante tenere in considerazione per contestualizzare i cambiamenti nella percezione e autopercezione dell’anziano riguarda la tendenza, presente nella società contemporanea, alla negazione non solo della morte, ma anche della vecchiaia e di ciò che ruota attorno a questo concetto: c’è un desiderio di rimanere sulla scena, una propensione verso il giovanilismo, che si esprime spesso nel cercare di non pensare a invecchiare.
Si è assistito ad una progressiva “demonizzazione” della vecchiaia, è come se la stessa terminologia utilizzata per parlare di questa fase dell’esistenza fosse diventata politicamente scorretta. Invecchiare oggi significa per gli anziani trovarsi ad essere la prima generazione dal dopoguerra a doversi ripensare socialmente, come generazione attiva, in una condizione differente rispetto al passato. Accanto al miglioramento delle condizioni e delle aspettative di vita, si assiste ad un cambiamento nella percezione dello scorrere del tempo che ha un’influenza sul vivere e sul percepire la vecchiaia. L’avvento del web e delle specifiche modalità comunicative di trasmissione di dati e informazioni ha dato vita a scansioni temporali differenti, ha accelerato le modalità di fruizione dei contenuti, rese più rapide. Come ha affermato Marco Aime, è come se si fosse allargata la cupola del tempo presente, a scapito del senso del passato e del futuro, allontanando e negando la vecchiaia stessa. Questa scansione temporale differente rende difficile il pensiero del passato e del futuro, ci si connette diversamente con chi c’era prima e con chi verrà dopo.
Per approfondire il tema, è possibile visualizzare la videoregistrazione dell’incontro cliccando sui link che seguono:
Invecchiano solo gli altri. Diventare anziani oggi
– Introduzione
– Prima parte
– Seconda parte
– Terza parte
– Quarta parte
– Quinta parte