L’adolescenza rappresenta una fase dell’esistenza ricca di cambiamenti profondi e significativi: è un momento di passaggio, nel quale si abbandonano piano piano le certezze e le rassicurazioni dell’infanzia e si inizia ad acquisire una maggiore autonomia e il desiderio di costruire la propria identità personale.
I cambiamenti fisici ed esteriori che si realizzano nel corpo dell’adolescente contribuiscono ad arricchire di nuovi elementi l’immagine mentale che l’adolescente ha di se stesso. Questi cambiamenti permettono inoltre di acquisire la consapevolezza che anche il proprio corpo è un corpo precario, fragile, che sarà destinato ad avere una fine. Il percorso di crescita in cui si trova coinvolto l’adolescente, che conosce strada facendo, ha quindi a che vedere anche con il confrontarsi forse per la prima volta con il limite, con la precarietà dell’esistenza, con la vulnerabilità e con la finitudine.
Negli ultimi decenni, i cambiamenti sociali e demografici, l’allungamento della speranza di vita, hanno contribuito al verificarsi di un ritardo nella percezione e nell’esperienza diretta della morte e del lutto. Nonostante ciò, queste esperienze e questi temi sono spesso presenti nella vita quotidiana degli adolescenti, nei loro pensieri e preoccupazioni. L’incontro con la finitudine avviene in modi differenti nella vita quotidiana dei ragazzi, per esempio scorrendo le immagini di morte e di lutto, spesso violente e spettacolarizzate, in televisione, sui social network, nei cinema e nei romanzi.
Di fronte a queste immagini, l’adolescente si trova in una condizione di forte vulnerabilità, che deve affrontare spesso in solitudine, senza il sostegno adeguato degli adulti, spesso reagendo in maniera inadeguata o con azioni negative.
Oltre al confronto indiretto con la fine, che cosa succede quando un adolescente subisce la perdita di una persona cara appartenente alla sua rete sociale e affettiva? L’evento luttuoso influisce profondamente sulla sfera emotiva dell’adolescente, modifica l’intero assetto della quotidianità e delle relazioni, in particolar modo quando la perdita avviene in modo improvviso, spiazzante, inaspettato. La morte di una persona cara, di un famigliare che si è occupato della cura e della crescita dell’adolescente, come i nonni o gli zii, è un evento che spaventa, che disorienta. Questo momento è reso ancora più complesso quando si realizza la contemporaneità del lutto, quando il lutto coinvolge anche persone a lui vicine.
Quando si verifica un lutto in età adolescenziale, può capitare che non sia ancora stato affrontato l’argomento della finitudine in famiglia e con le persone più vicine, con una riflessione condivisa, con un confronto sulle rappresentazioni personali attorno all’idea della morte e della fine.
Inoltre, complice la tendenza presente nel contesto sociale contemporaneo ad allontanare la morte e il morire dal discorso quotidiano, la difficoltà da parte degli adulti nel trovare le parole più adeguate per parlarne può contribuire a creare un silenzio “assordante” attorno a questo argomento, in particolar modo nel dialogo tra genitori e figli.
In un momento di profonda ristrutturazione di sé come l’adolescenza e di fronte ad un evento come il lutto che contribuisce a disorientare, provare ad esprimere con le parole quello che si prova, condividere i propri sentimenti e il dolore con adulti e con i pari, rappresenta per l’adolescente il primo passo nel percorso dell’elaborazione del lutto.
Fondamentale nel comunicare la scomparsa di una persona cara è la scelta di un tempo e di un luogo definito, specifico, perchè le modalità che vengono scelte per comunicare le cattive notizie restano impressi nella memoria per molto tempo.
Inoltre, i ragazzi in questa fascia di età sentono di non avere più bisogno di segreti: ciò che chiedono è la verità, desiderano dagli adulti la loro sincerità, il loro essere espliciti, vogliono essere coinvolti nel processo di conoscenza e comprensione dell’evento luttuoso. Alcune ricerche, come l’indagine sull’elaborazione del lutto condotta in alcuni istituti superiori del Veneto da Paola Fornasier e Salvatore Capodieci, hanno infatti evidenziato l’importanza della verità e del sostegno per gli adolescenti. Avere la possibilità di dare voce, di parlarne, di condividere e sapere di poter essere ascoltati. Il sostegno da parte degli adulti in particolare deve essere un sostegno “digerito”, “masticato”, chiedono agli adulti di sostenerli restituendo quello che stanno attraversando senza invadere con la loro sofferenza, essere contenitori del dolore che stanno provando, essere uno scudo ma anche un cuscinetto.
Con i pari, con gli amici, gli adolescenti desiderano condividere la loro esperienza, ma anche sfogarsi, distrarsi: il loro sostegno è fondamentale per tornare a una condizione di vita il più normale possibile e in tempi brevi.
Con i suoi tempi e le sue modalità, con il sostegno delle persone a lui vicine, l’adolescente imparerà ad accettare l’irreversibilità di quanto ha vissuto, interiorizzerà l’immagine interna della persona che non c’è più. Nel suo percorso di crescita personale, in cui ha conosciuto anche momenti di cambiamento della propria quotidianità e della propria identità, comprenderà la necessità di portare dentro di sé il ricordo della persona per tenere viva la sua memoria nel corso della sua esistenza.
I contenuti di questo approfondimento sono tratti degli interventi delle relatrici Caterina Di Chio, psicologa e psicodrammatista, Sofia Massia, psicologa e psicoterapeuta, e Arianna Garrone, counselor e responsabile del servizio di sostegno al lutto della Fondazione Fabretti, in occasione dell’incontro “Quei silenzi assordanti. Come parlare della morte con gli adolescenti“, tenutosi il 14 novembre 2016 presso il Circolo dei Lettori, nell’ambito del ciclo “Passaggi. Il ciclo di vita e i legami affettivi”.
Per approfondire il tema, vi consigliamo la lettura del dossier pubblicato sul numero 2 dell’anno 2017 della rivista Socrem News, in cui sono presenti i contributi di Ana Cristina Vargas, antropologa e direttore scientifico della Fondazione Fabretti, di Ines Testoni, psicologa e psicoterapeuta, e di Caterina Di Chio, psicologa e psicodrammatista.
Scarica il dossier: Come parlare della morte con i ragazzi