In risposta alla grave crisi umanitaria creata dalla guerra in Ucraina, la Fondazione Pieghe, in collaborazione con la Fondazione Fabretti, ha deciso di impegnarsi in un progetto di sostegno rivolto a bambini, adolescenti e adulti profughi della guerra ucraina e alle famiglie ospitanti. All’interno del progetto, cofinanziato dalla Fondazione Lavazza, è stato attivato uno sportello di ascolto, e si è costituito un punto di incontro, presso il quale viene offerto un servizio di accoglienza, ascolto, informazione e supporto di tipo etnopsicologico, individuale e di gruppo. Il servizio è aperto a tutti ed è gratuito.

Il progetto

La guerra comporta vissuti di perdita individuali e collettivi, ed espone a lutti e traumi che nell’urgenza della fuga spesso non trovano uno spazio adeguato di elaborazione e di integrazione. Riteniamo che la nostra pluriennale esperienza nel lavoro con i gruppi di supporto al lutto, basati sulla metodologia dell’Auto Mutuo Aiuto, possa offrire un contributo significativo al progetto “Alfabeto della rinascita“. Parallelamente l’‘Associazione Pieghe è composta prevalentemente da psicologi e, dalla sua costituzione, ha operato nell’ambito di un vasto programma nazionale coordinato dalla Fondazione Soleterre a supporto di cittadini bisognosi durante la pandemia.

L’équipe

La nostra équipe di lavoro è composta da Violeta Raileanu, psicologa e psicoterapeuta e Cristina Vargas, antropologa e psicologa, affiancate da uno straordinario gruppo di mediatrici interculturali.

Nella cura transculturale, presupposto fondante dell’incontro con l’utente straniero è considerare che ogni persona è portatrice di una storia individuale, di un’autobiografia costellata da vissuti unici e da sofferenze psichiche antiche e recenti; ma è anche immersa in una storia collettiva, è connotata da appartenenze culturali, etniche, sociali, religiose e politiche ed è segnata da un avvenimento epocale: la guerra. Nell’incontro con i profughi ucraini ci sembra fondamentale abbinare gli strumenti metodologici dell’Antropologia e della Psicologia. L’interdisciplinarietà, a nostro avviso, è indispensabile per affrontare situazioni multiproblematiche e per prendere in carico persone che stanno attraversando esperienze traumatiche.

Lo spazio di ascolto e i lavori di gruppo saranno affiancati a percorsi di sostegno psicologico individuale, interamente a carico del progetto, senza costi ne per i beneficiari ne per gli enti incaricati dell’accoglienza. Il nostro auspicio è che le risorse messe a disposizione dei nostri enti possano facilitare la permanenza in Italia dei profughi (temporanea o stabile che sia), contribuiscano creare canali di comunicazione che permettano di rilevare i loro bisogni e permetta  di prevenire o di rilevare problemi psicologici e difficoltà che possono sorgere nella convivenza tra ospiti e ospitanti.

Alcune riflessioni sulla prima fase del progetto sono state raccolte sulla rivista Socrem News